10mila lavoratori agricoli migranti vivono in insediamenti informali in Italia. Luoghi di privazione dei diritti e sfruttamento, in molti casi presenti da diversi anni, privi di servizi essenziali e di servizi per l’integrazione.
E’ il risultatato emerso dalla prima indagine nazionale sulle condizioni abitative dei migranti occupati nel settore agro-alimentare. Si tratta del Rapporto “Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare” pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani nell’ambito del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020–2022.
Il Rapporto, realizzato dalla Fondazione Cittalia dell’ANCI presenta i risultati di un’indagine senza precedenti per copertura nazionale e ampiezza di restituzione.
Sono 608 i Comuni dove è stata rilevata la presenza di lavoratori stranieri occupati nel settore agroalimentare. Il Sud è l’area dove complessivamente si registra il più alto numero di Comuni che dichiara la presenza di lavoratori migranti occupati nel settore agroalimentare sia stagionali che di lunga durata.
Tuttavia resta un fenomeno che coinvolge tutta Italia: si trovano infatti al Nord due regioni dove si riscontra il numero più alto di Comuni che dichiara la presenze di braccianti agricoli stranieri (Piemonte e Lombardia ) e Cuneo risulta essere la Provincia con il maggior numero di strutture alloggiative, temporanee o stabili attivate da soggetti pubblici o privati, nelle quali vivono questi lavoratori
Non c’è una diretta rispondenza fra le presenze di lavoratori e quelle di insediamenti informali. Il Piemonte, ad esempio, risulta essere la Regione con il maggior numero di Comuni che ha dichiarato presenze stabili e/o stagionali di lavoratori migranti nel settore ed è anche la Regione con il maggior numero di Comuni con insediamenti formali, mentre sono presenti solo 2 Comuni con insediamenti informali. La Lombardia, seconda Regione per presenze stabili e/o stagionali, compare solo all’ottavo posto per numero di Comuni con insediamenti formali e non presenta insediamenti informali
Nell’indagine si può leggere che 38 Comuni hanno segnalato la presenza di 150 insediamenti informali o spontanei non autorizzati, con sistemazioni varie (casolari e palazzi occupati, baracche, tende e roulotte) e presenze che vanno dalle poche unità registrate nei micro-insediamenti, alle migliaia di persone nei “ghetti” più noti alle cronache.
“Questo Rapporto non è la semplice mappatura di come i migranti vivono e lavorano nei nostri campi, ma restituisce in maniera più ampia il modo in cui sui nostri territori, oggi, riconosciamo o neghiamo dignità a quelle vite e a quel lavoro”, si legge nella prefazione del Rapporto l’ex Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando e il presidente dell’ANCI, Antonio Decaro. “Troppo a lungo abbiamo portato il peso di luoghi che negano i nostri principi costituenti e il rispetto dovuto a ogni essere umano. Li abbiamo, etimologicamente, tollerati. Non possiamo e non vogliamo più sostenere quel peso. Riconsegniamo ovunque alle parole “casa” e “lavoro” il senso che dovrebbero avere”.
L’indagine consentirà al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di individuare le amministrazioni locali destinatarie dei 200 milioni di euro del PNRR investiti con l’obiettivo di superare questi insediamenti.